domenica 12 maggio 2013

egoseum


Da un articolo apparso nei blog dell'Espresso apprendo la nascita di un nuovo fenomeno, e di conseguenza di una nuova parola. Si tratta dell'ego-seum, in pratica un museo privato in cui un ricco collezionista d'arte espone al pubblico la sua collezione. The Guardian descrive così il fenomeno:
"I collezionisti acquistano massicciamente così tante opere contemporanee che le loro diverse case sono insufficienti per conservarle tutte. Ma piuttosto che abbandonare le loro costose eccedenze in magazzini nascosti, scelgono di condividere i loro tesori con il pubblico". In quanto ultimo status symbol per i super-ricchi, i musei privati possiedono addirittura una nuova etichetta: "ego-seums".
In italiano la parola è praticamente inesistente (le uniche citazioni che si ricavano da Google riguardano l'articolo dell'Espresso e pochi altri articoli di giornale). In inglese, invece, si trova qualche centinaio di attestazioni. Si tratta, ovviamente, di una parola-macedonia (o, visto che si tratta di inglese, di un blend) tra le parole ego e museum. Come parola-macedonia è un po' particolare, dal momento che le due parole che la compongono non sono legate in corrispondenza di una sequenza fonologica comune (come la o di smoke e fog in smog, per intenderci). E' il fenomeno per cui una sequenza, per vari motivi, viene reinterpretata come uno pseudo-affisso - in questo caso uno pseudo-suffisso - e che ha dato vita, ad esempio, alla finale -burger per vari tipi di panini a partire dal prototipo hamburger, ma anche, in tempi più remoti, alla finale -bus per un veicolo di trasporto pubblico, a partire dal prototipo omnibus (originariamente il dativo plurale di omnis 'tutto'). Che io sappia, l'inglese -seum, o l'italiano -seo, non era ancora emerso come suffissoide per indicare un museo, e quest'ultima parola mi sembra piuttosto inadatta, vista la sua brevità, ad essere segmentata. In realtà, anche museo (o il corrispettivo nelle altre lingue europee) è una parola composta, visto che in latino museum (a sua volta derivato dal greco) designava un santuario delle Muse, e conteneva il suffisso -eum. Immagino che il motivo per cui si trovano molti più esempi di ego-seum scritto con un trattino sia dovuto alla necessità di mettere in evidenza le due parole di base, e in particolare museum. A favorire l'unione ci può essere stato il fatto che sia ego che museum sono di origine classica (anche se da due lingue diverse) e come tali, probabilmente, percepiti come "colti" dai parlanti dell'inglese. Un altro fattore è certamente il fatto che ego- funziona comunque già come prefissoide; in inglese appare ad esempio in egocentric, egoistic, egomaniac, tutte parole che hanno lo stesso significato che in italiano, ma ho scoperto anche la parola egosurfing, che indica il navigare su Internet alla ricerca di informazioni su sé stessi. Come si vede in tutte queste parole, come in italiano, ego- contiene anche una sfumatura di eccessiva, se non patologica, attenzione alla propria personalità, e non è escluso che la cosa non si applichi anche ai proprietari di ego-sei, che non devono certo brillare per modestia e senso della misura.

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