sabato 16 febbraio 2013

Horsegate

Il recente scandalo della carne di cavallo nelle lasagne surgelate ha fatto nascere una nuova parola in -gate. Il suffissoide, come si sa, è nato all'inizio degli anni '70 dalla segmentazione del nome del famosissimo scandalo, il Watergate, che portò alle dimissioni di Nixon. Anche in italiano il suffisso è discretamente produttivo, basti pensare all'Aquilagate o al Rubygate. La parola horsegate, che pure è stata usata anche in italiano, l'ho trovata per la prima volta su alcuni giornali francesi, il che è normale, visto che è dalla Francia che è transitata la carne di cavallo che è stata fatta passare per manzo. Purtroppo, finora l'ho vista solo allo scritto, quindi ignoro come in francese pronuncerebbe la parola, che mi sembra porre grossi problemi per la fonologia di questa lingua. Guardando su Google ho anche l'impressione che la parola sia usata più in francese che in inglese, forse anche perché in Gran Bretagna c'è già stato un altro horsegate, nel 2012, quando il primo ministro Cameron ha ammesso di aver cavalcato un cavallo prestato da Scotland Yard al magnate dell'informazione Rupert Murdoch. Un caso di uso più vicino al senso originario che, come in Watergate, rimanda a uno scandalo politico. Ho poi cercato e scoperto anche altre denominazioni: in francese sono usati anche l'ibrido chevalgate, Findusgate (dal nome della prima marca di surgelati coinvolta) e lasagnegate o lasagnesgate (mentre in inglese lasagnagate si riferisce ad un intossicazione alimentare che ha colpito i giocatori della squadra del Tottenham Hotspur nel 2006 alla vigilia di una partita decisiva per il campionato).

sabato 9 febbraio 2013

Twitterologo

Recentemente mi sono imbattuto nella parola twitterologo (che esiste anche nella variante twittologo) che, a giudicare dai contesti che ho trovato, indica semplicemente qualcuno che twitta, ossia usa Twitter, regolarmente. Personalmente, li avrei chiamati semplicemente twittatori, e infatti ci sono, su Google, oltre 8.000 esempi di questa parola, a fronte di poco più di 1.500 twittologo e circa 250 twitterologo. Non mi stupisce però il fatto che twitt(er)ologo, malgrado il suffissoide -logo possa voler dire semplicemente twittatore, senza nessun riferimento allo studio, o al fatto di essere esperti di Twitter. Se ne stupisce, invece, l'autrice del blog Terminologia, etc., che vede in questa parola un esempio dell'uso improprio del lessico che viene fatto nei media italiani. Innanzitutto, le attestazioni di twitt(er)ologo nei giornali sono piuttosto rare, e tutte piuttosto recenti (una del 2011 e due - qui e qui - del 2012). Se però andiamo a cercare alla fonte (ossia direttamente su Twitter) troviamo numerosi esempi di twittatori che definiscono se stessi o i loro colleghi twitt(er)ologi. La prima attestazione che ho trovato è del 2007 (Twitter è nato nel 2006). Certo, in alcuni casi il contesto è ambiguo, come quando qualcuno si definisce "un twitterologo con conoscenze scarse del 2.0", o addirittura chiama chiaramente in causa il senso di 'esperto', come quando un utente consiglia ad un altro di studiare "da un twitterologo, la differenza tra un 'twit' e un 'twerp'" (confesso di ignorare cosa siano...). Tuttavia, nella stragrande maggioranza dei casi un twitt(er)ologo è davvero semplicemente un twittatore. E' da tempo che cerco di convincere i miei colleghi linguisti e gli altri che molti dei suffissoidi usati oggi in italiano (e nelle altre lingue) hanno perso il loro significato originario (latino e/o greco) e sono usati semplicemente come elementi relazionali. Un po' di tempo fa, su Internet, ho risposto a un quiz che invitava a mettere alla prova le conoscenze "cinefile" degli utenti, e più recentemente mi sono imbattuto nel neologismo pentolifero, in una frase il cui contesto indica chiaramente che è un sinonimo di culinario. In nessuno dei due casi, mi sembra, è necessario mobilitare il senso di 'amare' e 'portare' per capire il senso della parola. Per tornare al suffissoide -logo, a me sembra chiarissimo che, ad esempio, metodologico significa semplicemente 'relativo al metodo' e che, sempre più spesso, meteorologico significa 'relativo al tempo' e non 'relativo alla scienza del tempo' (tra i primi contesti su Google si trovano, ad esempio, "inverno meteorologico", "tempo meteorologico", "andamento meteorologico"). E, guarda caso, è lo stesso per le poche attestazioni di twitterologico che si trovano, dove si parla di "attesa twitterologica" per un avvenimento o di "classifiche twitterologiche".

domenica 3 febbraio 2013

-ellum: aggiornamento

Dopo aver finito di scrivere il post precedente, ho scoperto per caso che la legge elettorale della Toscana è chiamata, con una buona dose di ironia, il cinghialum. Mi sono reso conto, allora, che, focalizzandomi sui nomi dei politici come basi potenziali per derivati in -ellum, avevo sottovalutato perlomeno un aspetto, che è la connotazione negativa che il termine porcellum si porta dietro (che, se era presente, era assai meno forte nel prototipo mattarellum). Così, con una rapida ricerca su Internet ho scoperto un certo numero di -ellum, perlopiù dispregiativi, costruiti su nomi di animali, in particolare simili al maiale, come maialum, suinum (o suinellum), scrofellum, ma anche sciacallum. Ho trovato anche un buon numero di -ellum che hanno unicamente un intento dispregiativo, con basi che evocano già di per sé idee negative, e guarda caso in molti casi la base termina già in -ello: bordellum, macellum, pasticcium, pastrocchium, sfracellum, truffellum (o truffarellum).

venerdì 1 febbraio 2013

-ellum


Approfittando di un articolo del direttore di Radici Rocco Femia a proposito della legge elettorale ho appena pubblicato sul blog del giornale un post sulla parola porcellum e sul suffisso relativo che è un aggiornamento di quello che avevo già scritto cinque anni fa sull'argomento, nel periodo in cui veniva proposta (lo avevo dimenticato) una delle tanti variazioni alla legge stessa che, in onore dell'allora segretario del Pd, era stata chiamata veltronellum. In quel post avevo identificato gli elementi principali di questo nuovo tipo di costruzione in italiano, di cui è difficile prevedere il successo a lungo termine e la durata ma che per ora sembra avere una certa produttività. Certo, ci sarebbe da sperare che la politica italiana non fosse interamente incentrata sul sistema elettorale, che dovrebbe rimanere un dettaglio tecnico appannaggio di qualche specialista di diritto. Fatto sta, però, che è così, e che questo ha permesso la nascita, nella nostra lingua, di un suffisso dal significato tanto specifico da designare non soltanto una legge, ma addirittura una legge elettorale. Con buona pace di chi vorrebbe restringere il novero dei significati che possono essere espressi da una costruzione lessicale a poche istruzioni semantiche generali valide per tutte le lingue a livello universale… 

Nel post di cinque anni fa avevo già identificato la genesi, la diffusione e le caratteristiche principali dei nomi di leggi in -ellum. Dal punto di vista puramente linguistico, le principali restrizioni che pesano su questi derivati sono il fatto di avere il nome di un politico come base (anche se esiste qualche eccezione), e, in virtù del prototipo che è mattarellum, di avere quattro sillabe e finire per -ellum. Come è normale per formazioni di questo tipo, il risultato finale è il meglio che si può fare per rispettare le restrizioni qui sopra a partire da una certa base. Ad esempio, se in un nome sono già presenti due l si può transigere sulle quattro sillabe (mastellum, porcellum, gli esempi sono quelli del 2007), se invece un nome ha già quattro sillabe si può rinunciare alle due l (ma ovviamente non a -um: calderolum, berlusconum), altrimenti si prende la base e si aggiunge -ellum. In cinque anni il suffisso non ha avuto una produttività enorme (i nomi di leggi elettorali concepibili non sono poi infiniti), ma, rispetto ai nomi di cinque anni fa sono riuscito comunque ad ampliare il campionario, e tutti gli esempi confermano le osservazioni che avevo fatto allora. Tra le novità che ho trovato, ci sono, ovviamente, quelle costruite sui nomi di politici, bersanellum, casinellum, montellum, napolitanum, scilipotum, dipietrellum, ingroiellum, prodellum, rutellum; ma anche regionellum e comunellum (o sindachellum) per le elezioni, rispettivamente, regionali e comunali, e infine pidellum, dal nome del PD e carroccellum per la Lega Nord.